LAVORO SULLE EMOZIONI NEGATIVE (parte 1)


Voi non potete giungere a fine senza illuminazione, senza pazienza e senza il coraggio di aspettare; poiché senza pazienza non si entra in quest'Arte. Che cosa non dovreste fare, e quale pena non darvi, pur di giungere a questa Scienza così alta, di profitto così grande? Quando voi piantate e seminate, non attendete, per il frutto, sino al tempo della maturazione? Come vorreste dunque avere il frutto di quest'Arte in breve tempo?
Turba Philosophorum


Tutto ciò che è stato detto finora su immaginazione negativa ed emozioni negative è servito a introdurre un « ambiente mentale » indispensabile affinché possa iniziare la loro trasmutazione. Parallelamente agli sforzi sul ricordo di sé, l'operatore alchemico dovrà infatti portare avanti un lavoro di trasmutazione delle sue emozioni negative.

Cominciamo col ripetere che nella nostra officina alchemica vogliamo fabbricare un veicolo per l'anima, il che si accompagna allo spostamento del centro di consapevolezza dell'individuo dalla mente al Cuore (il Centro Emozionale Superiore, secondo G.I. Gurdjieff). La mente è l'organo attraverso cui percepisce la macchina, mentre il Cuore è l'organo del « corpo di gloria » attraverso cui percepisce l'anima. Per fare ciò sfruttiamo il ricordo di sé e le preziose materie prime a nostra disposizione: le emozioni negative della macchina. Rabbia, invidia, gelosia, senso di sconforto, senso di inadeguatezza, paura, ansia, stress... sono il materiale su cui possiamo lavorare per fabbricare i nuovi corpi. In ciò sta il senso di tutta l'Alchimia. Ma per poterlo fare dobbiamo ricordarci di noi.

Prima fase. A questo stadio non è ancora possibile lavorare all'interno dell'emozione negativa, perché di norma è troppo difficile ricordarsi di sé nel bel mezzo di un'arrabbiatura o di una fase depressiva. Lo scopo è lavorare non appena ci si ricorda di farlo, non appena ci si disidentifica un pò dalla situazione di sofferenza, il che può avvenire a qualche minuto o a qualche ora dall'apice dell'emozione negativa; meglio se avviene quando la macchina sta ancora fremendo a causa della frustrazione, dello stress o della rabbia da poco provate.
Appena ci si ricorda, ci si deve sforzare con tutta la Volontà di sostituire l'immaginazione negativa e l'emozione negativa - che viaggiano sempre in coppia - con pensieri che rappresentano una nuova visione di quanto sta accadendo. Le azioni da compiere sono queste:
a) -- ricordarsi di sé, ossia ricordarsi di essere « presenti » qui-e-ora;
b) -- cercare di non farsi coinvolgere nei pensieri sfrenati della mente (immaginazione negativa), collegati all'emozione negativa che stiamo provando. Disidentificarsi dai pensieri significa guardarli come se fossimo spettatori esterni dell'attività frenetica di una macchina di cui noi siamo solo ospiti;
c) -- assumere un nuovo atteggiamento mentale. Adesso spieghiamo come.

Tutte le volte che non siamo in uno stato di Gioia, che non siamo innamorati del mondo e soffriamo per una qualche ragione, il motivo è che non riusciamo a vedere quanto sta accadendo intorno a noi. Lamentiamoci, arrabbiamoci, deprimiamoci, proviamo la nostra paura o lo sconforto, gridiamo il nostro fastidio, facciamo insomma tutto quanto siamo soliti fare, ma una volta tornati in noi, anche se accade dopo qualche ora, ci sediamo e pensiamo: "Quello che mi è successo - la mia sofferenza - non è dovuto a qualcosa che non va bene nel mondo esterno, ma al fatto che io non riesco ancora a vedere il mondo come veramente è" e poi affermiamo con forza: "Ne ho abbastanza di questa allucinazione, IO VOGLIO VEDERE IL MONDO COME VERAMENTE È".
Ribadiamo per maggiore chiarezza: non appena ce ne ricordiamo, il prima possibile, ci fermiamo un attimo e assumiamo un atteggiamento che lentamente cambierà la nostra vita: "Se non sono nella Gioia è perché sto vedendo brutto, sbagliato, qualcosa che invece è bello" "VOGLIO VEDERE QUESTA BELLEZZA". Se abbiamo la forza di volontà di pensare queste cose, anche se non siamo ancora del tutto convinti della loro veridicità, anche se siamo ancora scettici, stiamo comunque operando una radicale trasformazione in noi.

Quando abbiamo un motivo di preoccupazione, un'angoscia, un'ansia, un fastidio, quello è il momento per ricordarsi che non stiamo percependo la realtà autentica. È ovvio che non possiamo esserne certi; all'inizio sarà solo una frase priva di senso, potrà apparirci come un'affermazione moralistica che stride con quanto noi abbiamo di fronte in quel momento - e che ci appare del tutto sbagliato e ingiusto - ma non importa, ciò che importa è che ogni volta
a) -- ci ricordiamo di noi;
b) -- non ci identifichiamo con i pensieri della nostra macchina;
c) -- ci ripetiamo che la sofferenza deriva da una nostra visione falsata della realtà.

Dobbiamo almeno darci la possibilità remota che possa essere così; la possibilità che, forse, quando vediamo l'errore in noi o fuori di noi non stiamo guardando correttamente: gli altri non ci stanno facendo del male e non ce l'hanno con noi. È sufficiente darsi la possibilità, lasciare uno spiraglio aperto e non lasciarsi sopraffare interamente dal 'senso dello sbagliato e dell'ingiusto'. Questo atteggiamento si chiama FEDE.
All'inizio sembra non accadere niente: noi ci arrabbiamo, poi più tardi ci ricordiamo che "l'altro è perfetto ma io non riesco a vederlo", ma nonostante questo la volta successiva ci infuriamo con lui esattamente come prima, e continuiamo a vedere l'esistenza piena di ingiustizie esattamente come prima.
Infuriarsi, angosciarsi o provare ansia è giusto; in questa prima fase non dobbiamo smettere, né rammaricarci perché non riusciamo a smettere. Il lavoro consiste proprio nell'assumere appena ci è possibile il giusto atteggiamento mentale, non nello smettere di essere infuriati. Smettere di provare l'emozione negativa in questa fase non è utile, è invece utile diventare presenti, osservare bene cosa ci accade e ricordare di mutare il nostro modo di rapportarci agli eventi. È un lavoro molto sottile, dove non ci si pongono obbiettivi, ma qualcosa accade... lentamente e in silenzio.

Una volta che abbiamo analizzato in maniera razionale l'evento che ci è accaduto (un incidente stradale, l'abbandono da parte del partner, un'ingiustizia sul lavoro, ecc.) - abbiamo cioè ricavato gli elementi di utilità pratica e abbiamo pianificato il da farsi per il futuro - ogni immaginazione negativa riguardante quell'evento va sistematicamente contrastata, perché non è utile a comprendere meglio l'accaduto ed è dannosa in quanto causa di ulteriori emozioni negative. L'esperienza insegna che rimuginare per ore o giorni su quanto successo riproduce all'infinito lo stato d'animo negativo provato in precedenza e ne aggiunge di nuovi (senso di colpa, desiderio di vendetta, sconforto, ecc. ). Ricordiamo che il senso di colpa che si prova dopo un'emozione negativa è altrettanto dannoso che l'emozione stessa, quindi anch'esso va immediatamente contrastato.

Lavorare nei momenti che seguono la fase acuta di un'emozione negativa significa innanzitutto comprendere appieno l'origine e la dannosità di tale fenomeno per noi e per gli altri. In quei momenti è molto utile ricordarsi che: "La mia mente sta dando un'interpretazione scontata e fasulla di quello che è realmente successo, ed è questa interpretazione a farmi stare male, non ciò che è successo" "La mia mente non è sotto il mio controllo e oltre a farmi stare inutilmente male per delle ore, sta riempiendo di escrementi l'atmosfera terrestre" "Se voglio compiere un'opera di trasformazione su me stesso devo imparare a vedere la realtà con il Cuore, perché fino a quando è la macchina a decidere cosa devo vedere, io sarò un suo schiavo" "VOGLIO VEDERE LA REALTA'".

Il modo migliore per sbarazzarsi dell'immaginazione negativa è pensare di buttarla via lontano da noi come se avessimo sorpreso un pipistrello che ci succhia il sangue dal collo e lo strappassimo via con violenza. Perché questo è quello che si sta verificando nella realtà! Poi è importante tenere la mente occupata in altre attività: leggere, andare al cinema, guardare la televisione, fantasticare... tutto è meglio che riprodurre uno stato d'animo di rabbia, ansia, paura o senso di colpa.
Compiendo questo sforzo contro la meccanicità dell'immaginazione negativa stiamo lavorando a livello alchemico; il Fuoco sta compiendo la sua opera. La nostra volontà di percepire il mondo in maniera differente sviluppa attrito contro la volontà dei corpi di continuare a pensare come hanno sempre fatto: questo attrito è un Fuoco che agisce sulle sostanze presenti nella macchina biologica per creare delle nuove sostanze che vanno a costituire il corpo dell'anima.
Ovviamente i nostri primi tentativi di pensare in maniera diversa all'evento che ci è accaduto andranno continuamente a vuoto; sarà un continuo passare da pensieri come "Io voglio vedere la realtà, se la vedessi non starei male" a pensieri come "Sono maledettamente sfortunato, la vita è proprio uno schifo, le disgrazie capitano tutte a me, è inutile che mi prenda in giro con tutte queste filosofie consolatorie, se avessi fra le mani quel farabutto gli darei io una lezione". Questa alternanza non è qualcosa di negativo, è giusto che sia così; ricordiamo infatti ancora una volta che è lo sforzo ad alimentare il Fuoco, non il risultato. Non dobbiamo cadere nella trappola di pensare al lavoro su di sé inquadrandolo nei nostri vecchi schemi di pensiero, come se ci stessimo occupando dell'amministrazione di un'azienda o di un campionato di calcio. Qui non è un particolare risultato a produrre gli effetti migliori.

Ipotizzare che stiamo trascorrendo la nostra vita tra fastidi, preoccupazioni e angosce solo perché non siamo capaci di vedere il mondo autentico sembra assurdo, e ci appare tanto più assurdo quanto più siamo presi nell'allucinazione e non riusciamo a concepire un'esistenza fuori dallo stato di allucinazione. In effetti il lavoro su di sé è assurdo, è forse ciò che di più assurdo può essere concepito: esso dice che il mondo è splendido in ogni suo aspetto, e che per vederlo dobbiamo cambiare l'organo con cui lo guardiamo. Esiste qualcosa di più folle di una simile considerazione?

È forse bene rammentare che il lavoro su di sé non costituisce per l'uomo un'attività naturale, ma un'accelerazione forzata. Noi stiamo accelerando l'evoluzione, siamo i pionieri del nuovo paradigma, violiamo un numero consistente di leggi terrestri a cui sottostà la macchina biologica: le leggi legate alla sopravvivenza. Gli atomi della macchina si ribellano a questo lavoro, perché vengono costretti a fare qualcosa di completamente innaturale per loro; non provare paura e sospetto è un comportamento innaturale per il nostro apparato psicofisico.
Quando ci si sforza di sentire che il mondo è Bello tutta la macchina resiste, si rifiuta, si difende, perché pensare una cosa del genere per lei è pericoloso, va contro la sua sopravvivenza. Il nostro apparato psicofisico sa che morirà, quindi è costruito in modo da diffidare di tutto e di tutti, è programmato per reagire con la paura e con l'aggressività; se questi meccanismi non avessero funzionato alla perfezione fino ad oggi, non saremmo sopravvissuti per milioni di anni su un pianeta del genere.
Adesso, compiendo un'azione INNATURALE per la nostra macchina, una parte di noi vuole imporre un nuovo modo di pensare fondato sull'amore, sulla collaborazione, sull'altruismo. Un parte della coscienza vuole convincere l'altra parte che il mondo non è una fonte di pericolo da cui difendersi, ma una fonte di Bellezza, e che gli altri, qualunque cosa facciano, non sono pericolosi, ma belli. Nel fare questo l'uomo sviluppa un NUOVO CORPO e NUOVI ORGANI DI SENSO che partono dal Cuore... e sfonda la porta della dimensione spirituale, la quarta dimensione.

Fonte:OfficinaAlkemica

Nessun commento: