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“L’osservatore e l’osservato sono due aspetti del testimone. Quando scompaiono l’uno nell’altro, quando si fondono l’uno nell’altro, quando si uniscono – per la prima volta il testimone affiora nella sua totalità. …l’osservatore non è il testimone: né è solo una parte. E quando la parte pensa di essere l’intero, sorge l’errore. L’osservatore indica il soggetto, l’osservato indica l’oggetto. L’osservatore significa ciò che è esterno all’osservato e l’osservato significa anche ciò che è all’interno. L interno e l’esterno non possono essere separati, sono uniti e possono essere solo uniti. Quando sperimenti questa unione, o meglio l’unità, in te affiora il testimone. Non puoi esercitarti a fare il testimone. Se lo fai, ti eserciti solo a fare l’osservatore, e l’osservatore non è il testimone. Allora cosa dovresti fare? Dovresti scioglierti, dovresti fonderti,. Guardando una rosa, dimentica totalmente che un oggetto è visto e un soggetto la vede. Lasciati inondare dalla bellezza e dalla benedizione del momento, così tu e la rosa non sarete più separati – diventerete un unico ritmo, un canto, un’estasi”.

(OSHO, Il libro della consapevolezza, Edizioni del Cigno, Giugno 2001, p. 25-26)

Il ricordo di sé di Gurdjieff va comparato più alla pratica dell’osservazione che al testimone di Osho. Il testimone di Osho è comparabile alla realizzazione del Sé. Quindi abbiamo “ricordo di sé” come “osservazione” e “il testimone” come “realizzazione del sé”.

Rispetto alle affinità fra le due figure, per quanto riguarda il livello sostanziale, cioè la realizzazione del “sé” o del “non io” o del “divino” o come la si voglia chiamare, non v’è alcuna differenza. Per quanto riguarda il livello formale, che concerne i mezzi espressivi e le tecniche che un maestro sente più affini alla sua storia e alla sua visione personale, ognuno ha i suoi e sta ha noi scegliere quali sentiamo più congeniali.

Ho spesso mosso alcune osservazioni critiche sulla forma di Krishnamurti. Quelle critiche forse aiuteranno chi, avendo una struttura simile a quella che avevo io, potrebbe incorrere nei miei medesimi intoppi. Mai potrei criticare la sostanza del messaggio di Krishnamurti, perché dove la verità dimora solo il silenzio può parlare. Cosa difficile per molti è distinguere i veri maestri dai falsi, la verità dall’inganno, ma è anche vero che ognuno trova quel che vuole cercare… insomma… ognuno ha quel che si merita.

Che altro potrei dire? Come può una formica descrivere degli elefanti? Non è possibile! Quindi mi sento di aggiungere solo questo: come è facile sedersi sulla loro groppa e lasciarsi portare con fiducia. Se fiducia ne abbiamo!!!

Un caro saluto,

Dadrim

Fonte:Dadrim.org

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