Consapevolezza (Parte 1)



Condizionamenti

Se poni domande del tipo – come si fa ad essere consapevoli? – evidentemente è scoccata in te una qualche scintilla, un campanellino, o come minimo un dubbio. Ebbene questo è l'inizio della consapevolezza. Cioè il chiedersi se il percepito corrisponda davvero alla realtà, ovvero se non sussista un qualche tipo di condizionamento che corrode o deforma i nostri giudizi. Ne segue che prima di chiedersi come diventare più consapevoli ci si dovrebbe interrogare se siamo davvero liberi (spiritualmente) o se subiamo passivamente come banali recipienti utili solo a reagire, all'occorrenza, secondo canoni prestabiliti e predefiniti.

Se vuoi cominciare ad essere consapevole dovresti iniziare a dubitare in modo costruttivo su quanto senti, leggi, percepisci, in modo da cercare di discernere il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto, il bello dal brutto, il buono dal cattivo, ed andare al di là di questo dualismo. Tuttavia spiegarlo dettagliatamente sarebbe troppo, non si tratta di formule predefinite.


Presenza (di spirito)

Consideriamo gli stati di coscienza. In genere pensiamo subito alla "veglia", al "sogno", e al "sonno profondo" senza sogni. Ma ce n'è un quarto, "Turiya", uno stato al di là del sonno, come del sogno, quanto della veglia ordinaria. Turiya, lo stato di consapevolezza.

Consapevolezza è il quarto stato, totale presenza di spirito, una qualità dell'attenzione tale da comprendere la situazione nei dettagli, secondo i suoi risvolti più intimi, sottili.

La consapevolezza è come una freccia a due punte. Nel momento stesso in cui ci rivolgiamo diligentemente all'esterno, diveniamo coscienti di noi stessi. Viceversa, se osserviamo noi stessi, i nostri pensieri più intimi – secondo un processo di autoconoscenza che indaga le cause e ne rileva, senza congetturare alcunché, gli effetti – diverremo capaci di comprendere meglio il mondo esterno, tutto ciò che a prima vista sembra altro da noi, estrinseco.

Iniziamo dalla circostanza più ovvia, il nostro modo di rapportarci all'ambiente, la cura che gli dedichiamo. Prefiggersi una retta attenzione è sicuramente vitale. Tuttavia non si tratta di un imperativo. Dei brevi periodi di distrazione sono quasi scontati. Le reazioni meccaniche sono sempre in agguato. Ma qualcosa dentro di noi tenta di richiamarci discretamente alla realtà, al presente! Nel momento stesso in cui ci accorgiamo di essere stati distratti abbiamo come un sussulto d'orgoglio che ci riporta rapidamente indietro, verso noi stessi. La nuova qualità dell'attenzione che quindi subentra è più viva: un lieve stato di concentrazione che taluni definiscono "presenza di spirito", la chiave di volta della consapevolezza. Chiaramente, se svolgiamo le nostre mansioni con gioia l'interesse rende tutto più semplice.


Distrazioni

Considera le distrazioni come occasioni per ridiventare più attento. Quando procedi in modo ipnotico o semi-addormentato, lì per lì non te ne rendi conto. Ma se t'avvedi d'esser stato svagato o sventato allora è un buon punto di ripartenza verso la consapevolezza.

Proseguiamo valutando la dimensione interiore. Un semplice spunto. Considera i pensieri come le increspature superficiali di un laghetto causate, ad esempio, dalla caduta di un sasso che provoca delle lievi onde concentriche. Se ti fermi ad osservare la mente-specchio lacustre, ovvero i pensieri-onde, ti accorgerai che il tutto si placherà da sé, senza sforzo, ma solo pazientando appena pochi minuti.

Tale approccio è relativamente utile per poter guardare dentro di sé, più in profondità. Eppure non tutti sopportano questa pur semplice indagine. Talvolta capita di dover affrontare il riemergere di tante situazioni represse nel tempo con il risultato che, invece di calmarsi e veder lenita la propria sofferenza esistenziale ci si ritrova in una situazione di ancor maggiore disagio.

Una via d'uscita consiste nel rendersi conto direttamente del proprio stato naturale, cioè una consapevolezza così immediata, subitanea e puntuale da riuscire a vedere che – è solo un esempio – cielo e terra non sono affatto separati; dentro e fuori di noi esistono già tutte le risorse per attualizzare le nostre potenzialità.

Fonte:Meditare.it

Nessun commento: